martedì 1 maggio 2018



L'ALTERNANZA CHE RITEMPRA: 
AMBIENTE E LAVORO 
(QUANDO C'E')

Dalla collina dei giardini Estensi attraverso Villa Mirabello fino a Piazza della Repubblica e Monte Grappa

Nel 38. anno  della  morte 
di 
GIANNI RODARI 
maestro dell'innocenza
AUTORE DEL TESTO DI

"CI VUOLE UN FIORE"

venerdì 27 aprile 2018

giovedì 5 aprile 2018

i pensieri di Protagora...: Verba volant (506): consultare...

"…… C'È
QUALCOSA CHE NON FUNZIONA NEL MODO IN CUI ABBIAMO DECLINATO IL SOCIALISMO tra
la fine del Novecento e l'inizio di questo secolo. Quindi NON È UN PROBLEMA
SOLO ITALIANO, come ogni tanto qualcuno prova a immaginare, dando ai tristi
demiurghi del pd un ruolo che non meritano. Sinceramente, se non c'è riuscito
Lula, pensavate ci riuscisse Bersani?


FORSE IL
PROBLEMA STA PROPRIO NEL COMPROMESSO SOCIALDEMOCRATICO CHE TUTTI - tranne
Chavez, almeno esplicitamente - HANNO ACCETTATO. OSSIA TUTTI - E ANCHE CHAVEZ -
HANNO ACCETTATO DI GOVERNARE I LORO PAESI ALL'INTERNO DI UN DISEGNO COSTRUITO
DA ALTRI.
Nessuno di loro ha
ribaltato il tavolo, ha detto che ci sono leggi politiche a cui il mercato deve
piegarsi e adeguarsi, tutti invece hanno cercato un compromesso con il mercato
e questo alla fine li ha fagocitati……"

i pensieri di Protagora...: Verba volant (506): consultare...: Consultare , v. tr. Nascerà il primo governo della XVIII legislatura? Non so, certamente non in questi giorni, immagino che rimarremo i...

martedì 6 marzo 2018

Antispecismo e anticapitalismo


Antispecismo e anticapitalismo



Author: Marco Maurizi

Intervento per l’incontro nazionale di Potere al Popolo su animalismo e antispecismo,  Salerno, 2018.
Un saluto ai compagni e agli amici che sono intervenuti in questa giornata importante. Quindi anzitutto un sentito ringraziamento a Vincenzo Rocciolo per averla pensata e resa possibile.
Antispecisti e militanti impegnati da sempre nella lotta contro il capitalismo non possono che essere contenti oggi di questo incontro. Per motivi opposti ma convergenti. Perché queste due strade, troppo spesso isolate e lontane, diffidenti l’una verso l’altra, non possono invece che riconoscere oggi la propria profonda affinità.
Come mi è capitato di dire altre volte: La liberazione animale senza liberazione umana è cieca, la liberazione umana senza la liberazione animale è vuota”. Cosa voglio dire con questo? Molto semplicemente che chi intende realizzare la liberazione animale senza rovesciare alla radice il sistema economico vigente sta semplicemente inseguendo un’illusione. Non importa quanto si pensi di essere “radicali”, non importa quanto si pensi di aver raggiunto un grado di “consapevolezza” nella lotta allo specismo, quanto ci si senta “estranei” al sistema magari perché si segue individualmente uno stile di vita “vegan”. Per quanto voi vi crediate assolti siete lo stesso coinvolti. Il sistema economico, politico, sociale e culturale planetario che si chiama “capitalismo” continua e continuerà a distruggere la vita sul pianeta, trasformando umani e non-umani in schiavi, massacrandoli fino a quando sarà necessario per estrarne profitto. E tutto questo accadrà finché non si comprenderà che l’unico modo per porre fine alla sua logica è attaccarne il meccanismo fondamentale: il profitto che si accresce, si astrae e si disloca, diventa capitale finanziario che viaggia alla velocità della luce sul pianeta e condiziona con la sua potenza concentrata e pervasiva la vita di interi popoli, minacciando l’esistenza di interi ecosistemi. Come si può pensare di “liberare” gli animali in un mondo in cui gli umani sono ancora “schiavi”? Solo combattendo questa lotta contro il capitale, contrastando il suo potere di modellare il mondo a sua immagine e somiglianza, avremo la speranza di trasformare il nostro impegno individuale per la difesa della vita, in un progetto sociale condiviso, nella costruzione di una società solidale, aperta, democratica. Solo combattendo per una società più giusta sarà possibile combattere anche per un’umanità più giusta, che guardi all’animale non-umano come ad un fratello e non come uno schiavo. In una società che tratta gli umani “come animali”, l’animale non sarà mai un “fratello”, non importa quanto impegno si metta individualmente nella lotta contro lo specismo. Dov’era un io dobbiamo fare un noi. Dobbiamo capire che le leve della nostra miseria e di quella degli animali sono in parte le stesse e che dobbiamo cominciare a lottare da qui, e in prima persona, ma solo unendoci agli altri potremo raggiungere i nostri scopi, sì, con gli altri, anche con coloro che ancora non hanno compreso la centralità della lotta allo specismo. Perché la costruzione di una società democratica e solidale è qualcosa che riguarda tutti noi: lavoratori, precari, donne, migranti, bambini, anziani, malati. Oggi molti animalisti vivono nella loro piccola nicchia, celebrano la propria “purezza” mentre urlano il proprio dolore e il proprio rancore al resto del mondo come se la sofferenza e la morte che c’è fuori e distrugge le vite degli umani fosse qualcosa di “meritato”. In finale, dicono, l’Uomo distrugge l’Animale e quindi merita di soffrire. Ma quest’Uomo è la maschera con cui il Capitale agisce: tutto fa in nome dell’interesse “umano”. Guerre “umanitarie” e diritti “umani” servono a coprire gli interessi dell’imperialismo. Le famose “libertà dell’Uomo” sono sacrosante, soprattutto la libertà di “impresa” e di “sfruttamento” cui tutte le altre sono subordinate. Ed è sempre a favore del benessere “umano” che la tecnologia viene implementata, salvo poi essere utilizzata per il profitto o per migliorare il controllo poliziesco delle nostre esistenze. Gli animalisti che ancora parlano dell’Uomo come causa dei mali del pianeta sono vittime dell’ideologia che la classe dominante ci propina. L’attuale società non difende i diritti umani più di quanto difenda quelli degli animali. Allora è ora di abbandonare la misantropia e smettere di vedere nel vicino di casa il nemico, lo “specista”, verso il quale avrei l’unico compito di convertirlo al veganismo. Il nemico è altrove. E’ un sistema oppressivo il cui cuore è il capitale. E’ più importante lottare assieme a tutte le soggettività oppresse per costruire una società orizzontale, plurale, in cui il potere è di tutti, in cui si costruiscono relazioni nuove, libere, in cui si inventa la vita insieme. E questa lotta va portata avanti giorno per giorno, in ogni luogo, dal basso della nostra esistenza quotidiana, in casa, nei luoghi di lavoro, nei quartieri abbandonati a se stessi, fino ai piani alti dei palazzi del potere dove di decidono le leggi che regolano le nostre vite, su su fino agli scenari internazionali dove si combatte una lotta di classe planetaria che ancora oggi massacra, bombarda, distrugge milioni di umani e non-umani. La liberazione animale senza liberazione umana è “cieca” perché per vedere dove dobbiamo colpire è necessario recuperare l’unità degli oppressi e degli sfruttati, guardare là dove il capitale si nasconde e manovra occultamente le nostre esistenze. Tutto il resto potrà farci stare meglio interiormente, metterci a posto con la coscienza, ma non cambierà il mondo là fuori.
Allo stesso tempo, e d’altro canto, la liberazione umana senza liberazione animale è “vuota”. Perché? Per vari motivi. Anzitutto, perché se veramente quello che cerchiamo è un modo di produzione diverso da quello attuale, beh, le conseguenze non possono che essere radicali. Pensare di realizzare una società giusta ed equa che continui lo sterminio delle altre specie viventi, una società iper-produttivista, espansiva, egoistica, violenta e dominatrice è una contraddizione in termini. Ripensare la vita, condividere la vita, non può che significare aprirsi all’ascolto delle esigenze delle altre vite sul pianeta, inventare un modo di convivenza diverso, fatto sempre più di compenetrazione, di attenzione, di cura, di ricerca di una coesistenza pacifica, seppure nell’oggettiva difficoltà che questo progetto può comportare e che non voglio minimizzare. Ma si tratta di un processo che, per quanto lungo, dovrà prima o poi iniziare.
E non è possibile pensare che l’educazione di un’umanità finalmente libera, un’umanità finalmente liberata dall’ansia di accaparrare tutto, di schiacchiare il debole, dalla necessità del mors tua vita mea sia insensibile allo sguardo terrorizzato dell’animale in suo potere. Noi immaginiamo una società affrancata dal dominio come una società in cui alla cieca violenza dell’abitudine si è sostituita una cultura consapevole, riflessiva, autonoma, aperta al dialogo, al confronto, in cui la propaganda è stata sostituita dall’informazione libera, in cui le scelte etiche sono frutto di un’esperienza maturata nella consapevolezza del dolore universale e praticate con ragionevolezza. Ebbene se già oggi in questa società violenta, razzista ed egoista ci sono barlumi di una sensibilità nuova verso la sofferenza della naturadi cui l’antispecismo è l’avanguardiaperché una società in cui il tempo della vita è fatto finalmente di cooperazione e reciproco rispetto non dovrebbe finalmente realizzare quel passo ulteriore che porterà finalmente a sentire come affare mio il dolore di una vita che non mi appartiene e che pure mi somiglia abbastanza da chiamarmi ad un gesto di responsabilità nei suoi confronti? Liberare l’umano dal sistema dell’egoismo organizzato è il passo necessario perché una nuova sensibilità si configuri e si sviluppi, una nuova cultura della libertà che includa il vivente non-umano e apra scenari finora impossibili allo sviluppo della società umana.
Perché una società libera non potrà mai dirsi tale se anche la scienza e al tecnologia non saranno finalmente liberate dal profitto e ciò che oggi opprime e reifica il vivente non verrà finalmente ripensato e praticato come strumento di liberazione e non più di asservimento. Verrà forse un giorno in cui i laboratori che oggi seviziano animali per la ricerca saranno luoghi in cui si realizzano gli strumenti di una convivenza pacifica con il pianeta.
Infine, non è possibile pensare che il capitalismo, l’ultima incarnazione delle società gerarchiche, classiste, patriarcali e dominatrici, sparisca senza che venga estirpato fino all’ultima radice il meccanismo spiritualistico che vede l’Uomo come “figlio di Dio” al centro dell’universo, signore e padrone del cosmo. La liberazione umana è anche liberazione dell’animale umano, liberazione dalla gabbia di una civiltà costruita su questo delirio di onnipotenza, sulla premessa di una nostra estraneità al resto del vivente: premessa che Darwin ha distrutto ma purtroppo di cui ancora sentiamo gli effetti in ogni nostro gesto.
Che la società contemporanea, dopo essersi lasciata alle spalle l’illusione antropocentrica e spiritualista, possa ancora praticare di fatto questo dominio sul resto della natura, significa che continua ad agire come se quel verdetto sulla “supremazia” della nostra specie fosse ancora valido.
Ogni scienziato che agisce come se la natura fosse bruta materia al suo servizio è un sacerdote senza saperlo.
Ogni materialista volgare che pratica il dominio sul resto del vivente è uno spiritualista senza saperlo: sia esso un avido capitalista o un comunista convinto che la Terra “appartiene” all’Uomo.
Essere materialisti, oggi, significa invece non solo sapere che quel verdetto sulla “signoria” dell’uomo è falso ma che va anche rovesciato nel suo opposto: non siamo signori di niente e dobbiamo smetterla di comportarci come se lo fossimo.
Praticare la liberazione animale significa prendere sul serio il materialismo, la consapevolezza che siamo qui sulla Terra assieme alle altre specie, non contro di esse. E che seppure la natura produce meccanismi competitivi, questa non è una legge che abbia un valore assoluto: chi ha pensato così, chi ha pensato di dover inseguire la natura sulla strada del socialdarwinismo, ha realizzato campi di sterminio, ammazzato vecchi e disabili, sterilizzato persone inermi, usato umani come cavie. Se nella natura c’è violenza, e c’è, sta a noi scegliere in che modo rispondere a quella violenza, se praticandone una più grande che rischia di spazzare via la vita sul pianeta, o se invece deponendo le armi e immaginando relazioni diverse tra di noi e con il resto del vivente. Sta a noi costruire una società che si regga su fondamenti opposti da quelli attuali. Il nostro impegno come militanti ecosocialisti e antispecisti è rovesciare un sistema che si regge sull’iniquità, l’isolamento e la violenza per sostituirlo con una rete di relazioni fondate sulla solidarietà, la condivisione e la pace. Per gli umani e gli altri animali.

Marco Maurizi

Per approfondimenti :
·        Al di là della Natura: gli animali, il capitale e la libertà, Novalogos, 2012
·        Asinus Novus: lettere dal carcere dell’umanità, Ortica, 2012.
·        Cos’è l’antispecismo politico, Per animalia veritas, 2012.
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domenica 4 marzo 2018

Sanità Vitamina B12 DISINFORMAZIONE E MANTENIMENTO DELL'IGNORANZA DEI CITTADINI

SANITA' Disinformazione dei mezzi d'informazione. Confondere il REGIME ALIMENTARE con UN DIETA VEGANA "criminalizza" chi sceglie di farsi seguire da specialisti nella DIETA VEGANA. Rai news contribuisce a DISINFORMARE con il suo post, ma anche operatori e ospedali, interessati a mantenere nell'ignoranza i cittadini, RINUNCIANDO A FAR CAPIRE LA DIFFERENZA .

COMUNICATO   
MOVIMENTO ANTISPECISTA
In un articolo* pubblicato oggi sul sito di RAI NEWS si fa pura disinformazione, se non peggio, indicando i rischi della ‘dieta’ vegana.
Desidero far notare come una ‘dieta’ non sia tale se non prescritta da un dietologo, un dietista, un biologo nutrizionista, un medico o un professionista abilitato, altrimenti non può chiamarsi ‘dieta’. Qualsiasi ‘dieta’ deve ovviamente contenere, per essere tale, tutti i nutrienti necessari alla salute del soggetto e, nel caso di gravidanza, del nascituro, altrimenti non è una ‘dieta’, ma un errore.
La ‘dieta’ vegana necessita dell’assunzione di vitamina B12, che come è noto fa parte dei nutrienti di tale ‘dieta’, così come tale nutriente è necessario nella ‘dieta’ mediterranea  o in qualsiasi altra ‘dieta’ del genere umano. Non ha poi importanza, ai fini della ‘dieta’, dove un soggetto acquisti i nutrienti necessari. Se dal macellaio, dal pescivendolo, al supermercato o in farmacia.  
Un regime alimentare ‘fai da te’ incontrollato comporta analoghi pericoli sia esso vegano, vegetariano, carnivoro o altro.  Etica a parte, invitiamo i sanitari in questione a non confondere le idee alle persone parlando di ‘diete’ al posto di regimi alimentari ‘fai da te’, che nulla hanno a che fare con le ‘diete’.
Ogni  ‘dieta’ entra poi a far parte di tradizioni alimentari che si tramandano, ma chi non la segue correttamente, qualunque essa sia, espone a rischi se stesso e coloro che dipendono dalla sua salute.
Non è quindi la ‘dieta’ vegana a mancare dei necessari nutrienti, ma forse chi crede che questa possa esserlo.
2 marzo 2018      Massimo Terrile  - Associazione Movimento antispecista


giovedì 1 marzo 2018

venerdì 23 febbraio 2018

Il voto che mi è utile


Il voto che mi è utile di Monica Mazzitelli

Dopo il mio ultimo voto dato a Sinistra Critica alle elezioni politiche del 2008 non ho più potuto votare per altre consultazioni parlamentari perché non mi sono sentita rappresentata da nessuna forza candidata. Ricordo benissimo quanto venni criticata da molti perché votare SC significava dare un voto totalmente inutile. Il voto utile a loro avviso sarebbe stato quello per un partito che fosse arrivato in Parlamento e avesse potuto influire politicamente.
Sono passati dieci anni, e tanti miei amici non hanno più votato; non perché fosse sparita SC ovviamente − molti votavano comunque PD − ma perché delusi dai risultati dei loro utilissimi voti precedenti. Qualcuno ha anche votato Movimento 5 Stelle, vergognandosene poi.
Sono felice di non aver mai perso la mia bussola, e vivere in un paese come la Svezia dove trovo invece votabili molti partiti in lizza (che insieme raggiungono attualmente il 46.7% della rappresentanza!) mi ha resa semmai ancora più convinta che l’unico voto veramente utile è quello che si dà per esprimere la propria vera voce.
Le elezioni sono praticamente l’unica occasione che i cittadini hanno per dire ciò che pensano e far valere il più democratico dei diritti. È un’occasione rara, che è un delitto sprecare. I voti cosiddetti “utili”, invece, producono astensionismo, distacco dalla politica, populismo, e in ultima analisi anche rigurgiti di fascismo, che pesca in un disagio sociale e impaurito alla ricerca di qualcuno da appendere a una forca. Non che i movimenti xenofobi manchino in Svezia – beninteso – con il partito che li cavalca al 12.9% e in crescita, purtroppo. Ma quella percentuale di persone che hanno bisogno di un diverso, di un nemico da odiare, sono quasi inalienabili ogni volta che si mascheri il problema della povertà e del disagio sociale nascondendolo dietro alla questione della “sicurezza”.
Per questo ho tirato un sospiro di sollievo leggendo della nascita di Potere al Popolo. Mi è del tutto chiara la differenza tra questo partito e quelli che ho votato dieci anni fa. Non per quella “identità sentimentale”, come la definisce molto bene Christian Raimo, il cui calore sento anche io al 200%; ma perché il programma sembra aver recepito questi ultimi dieci anni in cui la visione politica si è slegata definitivamente da un’ideologia universale e ha preso un respiro circoscritto, regionale, comunale. Il programma ha a che fare con la concretezza dei problemi in modo pragmatico, da lista civica, e prendo atto che dopo il Movimento 5 Stelle l’arena politica sia diventata questa. E ho anche la sensazione che ci siano parecchie realtà rappresentate sotto lo stesso tetto, con anche qualcuno pescato un po’ avventatamente, di cui ci si pentirà. E mi fa un po’ orrore lo slogan “accetto la sfida”, così americano, superficiale, televisivo, come fosse un gioco e non un impegno. A me dettagli così fanno paura; come cuori su Facebook per la ricerca contro il cancro al seno.
E se non fosse nato a Napoli, troverei veramente terribile il nome del partito, così populista e in qualche modo ottuso nel credere che ci sia solo UN popolo, tanto per cominciare, compatto e unisono, e anche che questo popolo sia diverso da quello che vota oggi per tutte altre formazioni politiche. Il popolo è sempre popolo, e purtroppo è esattamente quello che viene rappresentato in parlamento, oggi. Un popolo impoverito, che patisce una crisi che non ha avuto un vero sollievo da anni, al contrario anche di altri paesi del sud Europa, per non dire del nord Europa. Un popolo che vuole sollievo ai suoi problemi personali senza preoccupazione per chi sta peggio, neanche fosse per quella carità un po’ pelosa e democristiana che c’era nella prima Repubblica. E mi vengono in mente altre possibili denominazioni per questo partito che mi avrebbero dato maggior senso di identificazione, ma che non avrebbero contenuto quel bel senso partenopeo di “popolo” che la gente di Napoli può ancora permettersi.
La presenza di Lidia Menapace nella lista mi ha dato poi il senso di un’ultima preziosissima zattera di antifascismo di cui sento davvero bisogno, e le giovani donne che sono con forza nelle prime file del partito mi forniscono speranza di un futuro femminista per un paese dove governa una cultura patriarcale uguale a quella degli anni ottanta, con persino la Casa delle Donne di Roma che ospita un convegno sulle “sex workers” come se la vendita dei propri genitali potesse mai essere un lavoro.
Ma ammetto che probabilmente non avrei scelto di contribuire all’inquinamento planetario comprando un biglietto aereo per tornare a Roma a votare questo 4 marzo se non fosse stato per il test di appartenenza politica proposto da Repubblica. Per curiosità, forse per desiderio di propaganda politica a favore di PaP sulla mia pagina personale di Facebook, ho deciso di farlo. E già dall’inizio ho trovato irritante che venisse proposto di scegliere un avatar offrendo una scelta di facce da ragazzini un po’ cool e simpatiche. Ho 53 anni e mi ritengo piuttosto cool e simpatica, tuttavia non ho una faccia da ventenne e a dire il vero non la voglio. Perché io sono io, nel bene e nel male, e sono una donna di 53 anni felice del suo posto nel mondo persino in un paese di satrapi e veline. Quindi non scelgo un avatar e proseguo con il test, che alla fine mi propone un grafico dove arriva fino a Liberi e Uguali (quello che ha le donne che sono le foglioline, presente?), mentre manca del tutto Potere al Popolo. Tolto. Non considerato. Irrisorio. Un voto inutile.
È stato in quel momento che ho capito che dovevo comprare il biglietto.