lunedì 6 agosto 2018
mercoledì 13 giugno 2018
martedì 1 maggio 2018
venerdì 27 aprile 2018
Il tempo dell'umanità. Telmo Pievani, evoluzionista e filosofo della sci...
Interessante aggiornamento della storia e del tempo dell'umanità fornita dal prof. Telmo Pievani
venerdì 20 aprile 2018
giovedì 5 aprile 2018
i pensieri di Protagora...: Verba volant (506): consultare...
"…… C'È
QUALCOSA CHE NON FUNZIONA NEL MODO IN CUI ABBIAMO DECLINATO IL SOCIALISMO tra
la fine del Novecento e l'inizio di questo secolo. Quindi NON È UN PROBLEMA
SOLO ITALIANO, come ogni tanto qualcuno prova a immaginare, dando ai tristi
demiurghi del pd un ruolo che non meritano. Sinceramente, se non c'è riuscito
Lula, pensavate ci riuscisse Bersani?
QUALCOSA CHE NON FUNZIONA NEL MODO IN CUI ABBIAMO DECLINATO IL SOCIALISMO tra
la fine del Novecento e l'inizio di questo secolo. Quindi NON È UN PROBLEMA
SOLO ITALIANO, come ogni tanto qualcuno prova a immaginare, dando ai tristi
demiurghi del pd un ruolo che non meritano. Sinceramente, se non c'è riuscito
Lula, pensavate ci riuscisse Bersani?
FORSE IL
PROBLEMA STA PROPRIO NEL COMPROMESSO SOCIALDEMOCRATICO CHE TUTTI - tranne
Chavez, almeno esplicitamente - HANNO ACCETTATO. OSSIA TUTTI - E ANCHE CHAVEZ -
HANNO ACCETTATO DI GOVERNARE I LORO PAESI ALL'INTERNO DI UN DISEGNO COSTRUITO
DA ALTRI. Nessuno di loro ha
ribaltato il tavolo, ha detto che ci sono leggi politiche a cui il mercato deve
piegarsi e adeguarsi, tutti invece hanno cercato un compromesso con il mercato
e questo alla fine li ha fagocitati……"
PROBLEMA STA PROPRIO NEL COMPROMESSO SOCIALDEMOCRATICO CHE TUTTI - tranne
Chavez, almeno esplicitamente - HANNO ACCETTATO. OSSIA TUTTI - E ANCHE CHAVEZ -
HANNO ACCETTATO DI GOVERNARE I LORO PAESI ALL'INTERNO DI UN DISEGNO COSTRUITO
DA ALTRI. Nessuno di loro ha
ribaltato il tavolo, ha detto che ci sono leggi politiche a cui il mercato deve
piegarsi e adeguarsi, tutti invece hanno cercato un compromesso con il mercato
e questo alla fine li ha fagocitati……"
martedì 6 marzo 2018
Antispecismo e anticapitalismo
Antispecismo e anticapitalismo
Intervento per l’incontro nazionale di Potere al
Popolo su animalismo e antispecismo, Salerno, 2018.
Un saluto ai compagni e agli amici che
sono intervenuti in questa giornata importante. Quindi anzitutto un sentito ringraziamento a
Vincenzo Rocciolo per averla pensata e resa possibile.
Antispecisti e militanti impegnati da sempre
nella lotta contro il capitalismo non possono che essere contenti oggi di
questo incontro. Per motivi opposti ma convergenti.
Perché queste due strade, troppo spesso isolate e lontane, diffidenti l’una verso
l’altra, non possono invece che riconoscere oggi
la propria profonda affinità.
Come mi è capitato di dire altre volte: “La liberazione animale senza
liberazione umana è cieca, la liberazione umana senza la liberazione animale è
vuota”. Cosa voglio dire con questo? Molto
semplicemente che chi intende realizzare
la liberazione animale senza rovesciare alla radice il sistema economico vigente sta semplicemente inseguendo
un’illusione. Non importa quanto si pensi di essere “radicali”, non importa quanto si
pensi di aver raggiunto un grado di “consapevolezza” nella lotta allo specismo,
quanto ci si senta “estranei” al sistema magari perché si segue individualmente
uno stile di vita “vegan”. Per
quanto voi vi crediate assolti siete lo stesso coinvolti. Il sistema economico, politico,
sociale e culturale planetario che si chiama “capitalismo” continua e
continuerà a distruggere la vita sul pianeta, trasformando umani e non-umani in
schiavi, massacrandoli fino a quando sarà necessario per estrarne profitto. E tutto questo accadrà finché non si
comprenderà che l’unico modo per porre fine alla sua logica è attaccarne il
meccanismo fondamentale: il profitto che si accresce, si astrae e si
disloca, diventa capitale finanziario che viaggia alla velocità della luce sul
pianeta e condiziona con la sua potenza concentrata e pervasiva la vita di
interi popoli, minacciando l’esistenza di interi ecosistemi. Come si può pensare di “liberare” gli animali in un mondo in cui gli umani
sono ancora “schiavi”? Solo
combattendo questa lotta contro il capitale, contrastando il suo potere di
modellare il mondo a sua immagine e somiglianza, avremo la speranza di
trasformare il nostro impegno individuale per la difesa della vita, in un
progetto sociale condiviso, nella costruzione di una società solidale, aperta,
democratica. Solo combattendo per una società più giusta
sarà possibile combattere anche per un’umanità più giusta, che guardi
all’animale non-umano come ad un fratello e non come uno schiavo. In una società che tratta gli
umani “come animali”, l’animale non sarà mai un “fratello”, non importa
quanto impegno si metta individualmente nella lotta contro lo specismo. Dov’era un io dobbiamo fare un noi. Dobbiamo capire che le leve della
nostra miseria e di quella degli animali sono in parte le stesse e che dobbiamo
cominciare a lottare da qui, e in prima persona, ma solo unendoci agli altri
potremo raggiungere i nostri scopi, sì, con gli altri, anche con coloro che
ancora non hanno compreso la centralità della lotta allo specismo. Perché
la costruzione di una società democratica e solidale è qualcosa che riguarda
tutti noi: lavoratori, precari, donne, migranti,
bambini, anziani, malati. Oggi molti animalisti vivono nella loro
piccola nicchia, celebrano la propria “purezza” mentre urlano il proprio dolore
e il proprio rancore al resto del mondo come se la sofferenza e la morte che
c’è fuori e distrugge le vite degli umani fosse qualcosa di “meritato”. In finale, dicono, l’Uomo distrugge
l’Animale e quindi merita di soffrire. Ma quest’Uomo è la
maschera con cui il Capitale agisce: tutto fa in nome dell’interesse “umano”. Guerre “umanitarie” e diritti “umani” servono a coprire gli interessi
dell’imperialismo. Le famose “libertà dell’Uomo” sono
sacrosante, soprattutto la libertà di “impresa” e di
“sfruttamento” cui tutte le altre sono subordinate. Ed è sempre a favore del benessere “umano” che la
tecnologia viene implementata, salvo poi essere utilizzata per il
profitto o per migliorare il controllo poliziesco delle nostre esistenze. Gli animalisti che ancora parlano
dell’Uomo come causa dei mali del pianeta sono vittime dell’ideologia che la
classe dominante ci propina. L’attuale società non difende i
diritti umani più di quanto difenda quelli degli animali. Allora è ora di abbandonare la misantropia
e smettere di vedere nel vicino di casa il nemico, lo “specista”, verso il
quale avrei l’unico compito di convertirlo al veganismo. Il nemico è altrove. E’ un sistema oppressivo il cui cuore è il capitale. E’ più importante lottare assieme a tutte le soggettività
oppresse per costruire una società orizzontale, plurale, in cui il
potere è di tutti, in cui si costruiscono relazioni nuove, libere, in cui si
inventa la vita insieme. E questa lotta va
portata avanti giorno per giorno, in ogni luogo, dal basso della nostra
esistenza quotidiana, in casa, nei luoghi di lavoro, nei quartieri abbandonati
a se stessi, fino ai piani alti dei palazzi del potere dove di decidono le
leggi che regolano le nostre vite, su su fino agli scenari internazionali dove
si combatte una lotta di classe planetaria che ancora oggi massacra, bombarda,
distrugge milioni di umani e non-umani. La liberazione animale senza liberazione umana è “cieca” perché per vedere dove dobbiamo colpire è necessario
recuperare l’unità degli oppressi e degli sfruttati, guardare
là dove il capitale si nasconde e manovra occultamente le nostre esistenze. Tutto
il resto potrà farci stare meglio interiormente, metterci a posto con la
coscienza, ma non cambierà il mondo là fuori.
Allo stesso
tempo, e d’altro canto, la liberazione umana senza liberazione
animale è “vuota”. Perché? Per vari motivi. Anzitutto, perché se veramente
quello che cerchiamo è un modo di produzione diverso da quello attuale, beh, le
conseguenze non possono che essere radicali. Pensare di realizzare una società giusta ed equa che continui
lo sterminio delle altre specie viventi, una società iper-produttivista,
espansiva, egoistica, violenta e dominatrice è una contraddizione in termini. Ripensare la vita, condividere la
vita, non può che significare aprirsi all’ascolto delle esigenze delle altre
vite sul pianeta, inventare un modo di convivenza diverso, fatto sempre più di
compenetrazione, di attenzione, di cura, di ricerca di una coesistenza
pacifica, seppure
nell’oggettiva difficoltà che questo progetto può comportare e che non voglio
minimizzare. Ma
si tratta di un processo che, per quanto lungo, dovrà prima o poi iniziare.
E non è possibile pensare che l’educazione di
un’umanità finalmente libera, un’umanità finalmente
liberata dall’ansia di accaparrare tutto, di schiacchiare il debole, dalla
necessità del mors tua vita mea sia
insensibile allo sguardo terrorizzato dell’animale in suo potere. Noi immaginiamo una società affrancata
dal dominio come una società in cui alla cieca
violenza dell’abitudine si è
sostituita una cultura consapevole, riflessiva, autonoma, aperta al dialogo, al
confronto, in cui la propaganda è stata sostituita dall’informazione libera, in
cui le scelte etiche sono frutto di un’esperienza maturata nella consapevolezza
del dolore universale e praticate con ragionevolezza. Ebbene
se già oggi in questa società violenta, razzista ed egoista ci sono barlumi di
una sensibilità nuova verso la sofferenza della natura – di cui l’antispecismo è l’avanguardia – perché una società in cui il tempo
della vita è fatto finalmente di cooperazione e reciproco rispetto non dovrebbe
finalmente realizzare quel passo ulteriore che porterà finalmente a sentire
come affare mio il dolore di una vita che non mi appartiene e che pure mi
somiglia abbastanza da chiamarmi ad un gesto di responsabilità nei suoi
confronti? Liberare l’umano dal sistema dell’egoismo organizzato è il passo necessario perché una nuova sensibilità si configuri e si sviluppi,
una nuova cultura della libertà che includa il vivente non-umano e
apra scenari finora impossibili allo sviluppo della società umana.
Perché una
società libera non potrà mai dirsi tale se anche la scienza e al tecnologia non
saranno finalmente liberate dal profitto e ciò che oggi opprime e reifica il vivente non verrà finalmente ripensato e praticato come
strumento di liberazione e non più di asservimento. Verrà forse un giorno in cui i laboratori
che oggi seviziano animali per la ricerca saranno luoghi in cui si realizzano gli strumenti di una
convivenza pacifica con il pianeta.
Infine, non è
possibile pensare che il capitalismo, l’ultima incarnazione delle società
gerarchiche, classiste, patriarcali e dominatrici, sparisca senza che venga estirpato fino all’ultima radice il meccanismo
spiritualistico che vede l’Uomo come “figlio di Dio” al centro dell’universo,
signore e padrone del cosmo. La liberazione umana è anche liberazione dell’animale
umano, liberazione dalla gabbia di
una civiltà costruita su questo delirio di onnipotenza, sulla premessa di una nostra estraneità al resto del vivente: premessa che Darwin ha distrutto ma purtroppo
di cui ancora sentiamo gli effetti in ogni nostro gesto.
Che la
società contemporanea, dopo essersi lasciata alle spalle l’illusione
antropocentrica e spiritualista, possa ancora praticare di fatto questo dominio sul resto della natura, significa che continua ad agire come se quel verdetto sulla “supremazia”
della nostra specie fosse ancora valido.
Ogni scienziato che agisce come se la natura fosse
bruta materia al suo servizio è un sacerdote senza saperlo.
Ogni materialista volgare che pratica il dominio sul
resto del vivente è uno spiritualista senza saperlo: sia esso un avido capitalista o un
comunista convinto che la Terra “appartiene” all’Uomo.
Essere
materialisti, oggi, significa invece non solo sapere che quel verdetto sulla
“signoria” dell’uomo è falso ma che va anche rovesciato nel suo opposto: non siamo signori di niente e dobbiamo smetterla di comportarci come
se lo fossimo.
Praticare la liberazione animale significa
prendere sul serio il materialismo, la consapevolezza che siamo qui
sulla Terra assieme alle altre specie, non contro di esse. E
che seppure la natura produce meccanismi competitivi, questa non è una legge
che abbia un valore assoluto: chi ha pensato così, chi ha pensato di
dover inseguire la natura sulla strada del socialdarwinismo, ha realizzato
campi di sterminio, ammazzato vecchi e disabili, sterilizzato persone inermi,
usato umani come cavie. Se nella natura c’è violenza, e c’è,
sta a noi scegliere in che modo
rispondere a quella violenza, se praticandone una più grande
che rischia di spazzare via la vita sul pianeta, o se invece deponendo
le armi e immaginando relazioni diverse tra di noi e con il resto del vivente. Sta a noi costruire una società che si regga
su fondamenti opposti da quelli attuali. Il nostro impegno come militanti ecosocialisti e antispecisti è rovesciare
un sistema che si regge sull’iniquità, l’isolamento e la violenza per sostituirlo con una rete di
relazioni fondate sulla solidarietà, la condivisione e la pace. Per gli umani e gli altri animali.
Marco Maurizi
Per approfondimenti :
·
Al di là
della Natura: gli animali, il capitale e la libertà, Novalogos, 2012
·
Asinus Novus:
lettere dal carcere dell’umanità, Ortica, 2012.
·
Cos’è
l’antispecismo politico, Per
animalia veritas, 2012.
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domenica 4 marzo 2018
Sanità Vitamina B12 DISINFORMAZIONE E MANTENIMENTO DELL'IGNORANZA DEI CITTADINI
SANITA' Disinformazione dei mezzi d'informazione. Confondere il REGIME ALIMENTARE con UN DIETA VEGANA "criminalizza" chi sceglie di farsi seguire da specialisti nella DIETA VEGANA. Rai news contribuisce a DISINFORMARE con il suo post, ma anche operatori e ospedali, interessati a mantenere nell'ignoranza i cittadini, RINUNCIANDO A FAR CAPIRE LA DIFFERENZA .
COMUNICATO
MOVIMENTO
ANTISPECISTA
In un articolo*
pubblicato oggi sul sito di RAI NEWS si fa pura disinformazione, se non peggio, indicando i rischi della
‘dieta’ vegana.
Desidero
far notare come una ‘dieta’ non sia tale se non prescritta da un dietologo, un
dietista, un biologo nutrizionista, un medico o un professionista abilitato, altrimenti non può chiamarsi ‘dieta’. Qualsiasi ‘dieta’ deve
ovviamente contenere, per essere tale, tutti i nutrienti necessari alla salute
del soggetto e, nel caso di gravidanza, del nascituro, altrimenti non è una ‘dieta’, ma un
errore.
La
‘dieta’ vegana necessita dell’assunzione di vitamina B12, che come è noto fa parte dei nutrienti di
tale ‘dieta’, così come
tale nutriente è necessario nella ‘dieta’ mediterranea o in qualsiasi altra ‘dieta’ del
genere umano. Non ha poi importanza, ai fini della ‘dieta’, dove un
soggetto acquisti i nutrienti necessari. Se dal macellaio, dal
pescivendolo, al supermercato o in farmacia.
Un
regime alimentare ‘fai da te’ incontrollato comporta analoghi pericoli sia esso
vegano, vegetariano, carnivoro o altro. Etica
a parte, invitiamo i sanitari in questione a non
confondere le idee alle persone parlando di ‘diete’ al posto di regimi
alimentari ‘fai da te’, che
nulla hanno a che fare con le ‘diete’.
Ogni ‘dieta’ entra poi a far parte di
tradizioni alimentari che si tramandano, ma chi non la segue correttamente,
qualunque essa sia, espone a rischi se stesso e coloro che dipendono dalla sua
salute.
Non
è quindi la ‘dieta’ vegana a mancare dei necessari nutrienti,
ma forse chi crede che questa possa
esserlo.
2
marzo 2018 Massimo Terrile - Associazione Movimento antispecista
giovedì 1 marzo 2018
Quartetto di virtuosissime musiciste
Un quartetto ma visto! Bravissime!
https://www.youtube.com/watch?v=SjnlnbsyVk8
https://www.youtube.com/watch?v=SjnlnbsyVk8
venerdì 23 febbraio 2018
Il voto che mi è utile
Il voto che mi è utile di Monica
Mazzitelli
Dopo il
mio ultimo voto dato a Sinistra Critica alle elezioni politiche del 2008 non ho più potuto
votare per altre consultazioni parlamentari perché non mi sono sentita rappresentata da nessuna forza candidata.
Ricordo benissimo quanto venni criticata da molti perché votare SC significava
dare un voto totalmente inutile. Il voto utile a loro avviso sarebbe stato
quello per un partito che fosse arrivato in Parlamento e avesse potuto influire
politicamente.
Sono passati dieci anni, e tanti miei amici non
hanno più votato; non
perché fosse sparita SC ovviamente − molti votavano comunque PD − ma
perché delusi dai risultati dei loro utilissimi voti
precedenti. Qualcuno ha anche votato
Movimento 5 Stelle, vergognandosene poi.
Sono
felice di non aver mai perso la mia bussola, e vivere in un paese come la Svezia dove
trovo invece votabili molti partiti in lizza (che insieme raggiungono
attualmente il 46.7% della rappresentanza!) mi ha resa semmai ancora più convinta
che l’unico
voto veramente utile è quello che si dà per esprimere la propria vera voce.
Le elezioni sono praticamente l’unica occasione
che i cittadini hanno per dire ciò che pensano e far valere il più democratico
dei diritti. È un’occasione rara, che è
un delitto sprecare. I voti cosiddetti “utili”, invece, producono
astensionismo, distacco dalla politica, populismo, e in ultima analisi anche
rigurgiti di fascismo, che pesca in un disagio sociale e impaurito alla
ricerca di qualcuno da appendere a una forca. Non che i movimenti xenofobi
manchino in Svezia – beninteso – con il partito che li cavalca
al 12.9% e in crescita, purtroppo. Ma quella percentuale di persone che hanno
bisogno di un diverso, di un nemico da odiare, sono quasi
inalienabili ogni volta che si mascheri il problema della povertà e del disagio
sociale nascondendolo dietro alla questione della “sicurezza”.
Per questo ho tirato un sospiro di sollievo leggendo della
nascita di Potere al Popolo. Mi
è del tutto chiara la differenza tra questo partito e quelli che ho votato
dieci anni fa. Non per quella “identità sentimentale”, come la definisce
molto bene Christian Raimo, il cui calore sento anche io al 200%; ma perché il programma sembra aver recepito questi
ultimi dieci anni in cui la visione politica si è slegata definitivamente da
un’ideologia universale e ha preso un respiro circoscritto,
regionale, comunale. Il
programma ha a che fare con la concretezza dei problemi in modo pragmatico, da
lista civica, e prendo atto che dopo il Movimento 5 Stelle l’arena politica sia
diventata questa. E ho anche la sensazione che ci siano parecchie realtà
rappresentate sotto lo stesso tetto, con anche qualcuno pescato un po’
avventatamente, di cui ci si pentirà. E mi fa
un po’ orrore lo slogan “accetto la sfida”, così americano,
superficiale, televisivo, come fosse un gioco e non un impegno. A me dettagli così fanno paura; come cuori
su Facebook per la ricerca contro il cancro al seno.
E
se non fosse nato a Napoli, troverei veramente terribile il nome del partito,
così populista e in
qualche modo ottuso nel credere che ci sia solo UN popolo, tanto per
cominciare, compatto e unisono, e anche che questo popolo sia diverso da quello
che vota oggi per tutte altre formazioni politiche. Il
popolo è sempre popolo, e purtroppo è esattamente quello che viene
rappresentato in parlamento, oggi. Un
popolo impoverito, che patisce una crisi che non ha avuto un vero sollievo da
anni, al contrario anche di altri paesi del sud Europa, per non dire del
nord Europa. Un
popolo che vuole sollievo ai suoi problemi personali senza
preoccupazione per chi sta peggio, neanche fosse per quella carità un po’
pelosa e democristiana che c’era nella prima Repubblica. E mi
vengono in mente altre possibili denominazioni per questo partito che mi
avrebbero dato maggior senso di identificazione, ma che non avrebbero contenuto
quel bel senso partenopeo di “popolo” che la gente di Napoli può ancora
permettersi.
La
presenza di Lidia Menapace nella lista mi ha dato poi il senso di un’ultima
preziosissima zattera di antifascismo di cui sento davvero bisogno, e le
giovani donne che sono con forza nelle prime file del partito mi forniscono
speranza di un futuro femminista per un
paese dove governa una cultura patriarcale uguale a quella degli anni ottanta,
con persino la Casa delle Donne di Roma che ospita un convegno sulle “sex
workers” come se la vendita dei propri genitali potesse mai essere un lavoro.
Ma
ammetto che probabilmente non avrei scelto di contribuire all’inquinamento
planetario comprando un biglietto aereo per tornare a Roma a votare questo 4
marzo se non fosse stato per il test di
appartenenza politica proposto da Repubblica. Per
curiosità, forse per desiderio di propaganda politica a favore di PaP sulla mia
pagina personale di Facebook, ho deciso di farlo. E già
dall’inizio ho trovato irritante che venisse proposto di scegliere un avatar
offrendo una scelta di facce da ragazzini un po’ cool e simpatiche. Ho 53 anni e mi ritengo piuttosto cool e
simpatica, tuttavia
non ho una faccia da ventenne e a dire il vero non la voglio.
Perché io sono io, nel bene e nel male, e sono
una donna di 53 anni felice del suo posto nel mondo persino in un paese di satrapi e veline. Quindi non scelgo un avatar e proseguo con
il test, che alla
fine mi propone un grafico dove arriva fino a Liberi e Uguali
(quello che ha le donne che sono le foglioline, presente?), mentre
manca del tutto Potere al Popolo. Tolto. Non
considerato. Irrisorio. Un
voto inutile.
È stato in quel momento che ho capito che
dovevo comprare il biglietto.
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